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L'Eritrea (in tigrino: ኤርትራ, Ērtra), ufficialmente Stato di Eritrea, è uno Stato che si trova nella parte settentrionale del Corno d'Africa, confinante con il Sudan a ovest, con l'Etiopia a sud e con il Gibuti a sud-est. L'est ed il nord-est del Paese possiedono una lunga linea costiera sul Mar Rosso direttamente di fronte ad Arabia Saudita e Yemen. Sono parte dell'Eritrea l'arcipelago delle isole Dahlak e alcune isole a ridosso delle isole Hanish.

L'Eritrea è uno Stato multilingue e multiculturale, con due religioni prevalenti (islam sunnita e Chiesa ortodossa eritrea) e nove gruppi etnici. Fu creata come entità politica nel 1890 con il nome di Colonia eritrea.

Il presidente Isaias Afewerki è stato eletto dall'Assemblea nazionale, composta da 150 membri del partito unico Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia, che si è costituita nel 1993, poco dopo l'ottenimento dell'indipendenza; è al potere da allora, e non ci sono state successive o ulteriori altre elezioni.

Etimologia

La parola Eritrea deriva etimologicamente dal greco antico ἐρυθρός (erythrós), che significa rosso. Il nome Mar Rosso venne usato fin dall'età ellenistica, come testimonia anche il nome di una famosissima opera anonima di geografia, il Periplus Maris Erythraei del I secolo, che significa appunto Periplo del Mar Eritreo (ossia del Mar Rosso). Il fatto che l'odierna Eritrea si affacciasse su questo mare fece guadagnare al Paese il suo nome, che le fu perciò attribuito dagli italiani alla fine del XIX secolo, quando costituirono la colonia identificando per la prima volta un'entità territoriale autonoma sul territorio dell'attuale Stato eritreo. Alcuni storici ritengono che la denominazione Eritrea sia stata ideata e suggerita a Francesco Crispi dallo scrittore scapigliato Carlo Dossi, suo consigliere culturale negli anni della conquista della colonia.

Storia

Storia antica e medievale

Intorno al 2.500 a.C., lungo la costa del Mar Rosso esisteva un regno che gli antichi egizi chiamavano "La terra di Punt", che significa “Terra degli dei”. Il regno comprendeva una grande fetta di Eritrea settentrionale, alcune parti del Sudan, del Gibuti e aveva come centro il porto di Adulis.

Intorno al 1000 a.C. i Sabei, partendo dall'attuale Arabia Saudita, attraversarono il Mar Rosso, stabilendosi prima nelle isole Dahlak e poi in diverse aree delle coste e altopiani dell’Eritrea. Alcuni degli insediamenti di spicco del tempo in Eritrea includono Adulis, Kohaito, Metera, Tekondae, e Keskese. Questi insediamenti hanno avuto una loro natura urbana.

Intorno all’VIII secolo a.C. i diversi insediamenti sabei si riunirono sotto un unico ombrello politico e formarono il Regno di D'mt. Il regno, con centro in Adulis, abbracciava gran parte degli altopiani eritrei e la riva del Mar Rosso, e alcune parti del nord Tigrè, mantenendo forti legami commerciali e culturali con le civiltà greca, romana e meroitica. Il Regno di D'mt portò significativi cambiamenti agricoli, religiosi, architettonici, politici e linguistici nei popoli della regione. Gli storici considerano il Regno di D'mt come precursore del Regno axumita.

Nel I secolo d.C., unendo le città di Adulis, Kohaito, Keskese, Tekonda, Metera, e Axum venne fondato il Regno axumita; buona parte di questo regno si trovava nell'attuale Eritrea e nella parte settentrionale del Tigrè. Il regno è noto per essere esistito a partire dal I secolo fino all'inizio del VII secolo d.C., ma è stato nel III secolo che Axum divenne uno stato pienamente sviluppato, raggiungendo l'apice della sua potenza nel IV secolo d.C. Per mostrare il loro potere, i re aksumiti costruirono massicce steli (pilastri in pietra), e alcune di queste sono in piedi ancora nel ventunesimo secolo. La prima volta che il nome di "Axum" appare in una fonte storica è nel già citato ''Periplo del Mar Eritreo'', risalente al I secolo d.C.

Dal VI secolo il Regno axumita diventò una grande potenza arrivando a conquistare l’Arabia meridionale. Tuttavia, a partire dal VII secolo, il regno cominciò a declinare. Dopo la caduta del Regno axumita, la storia eritrea entra nel suo periodo medievale.

La conquista e la dominazione ottomana

Nel 1557 subì un'invasione degli Ottomani del sultano Solimano I che portò alla conquista di Massaua, Archico e Debarua, la capitale del bahr negus Isacco. Due rivolte di lui furono domate nel 1578, lasciando agli Ottomani gli importanti porti di Massaua e di Archico. Nel corso degli anni 40 del XIX secolo, i francesi tentarono di penetrare nella parte costiera e meridionale del paese, come testimonia un documento di cessione del villaggio di Edd ai colonialisti da parte di uno sceicco locale; tuttavia i vari tentativi risultarono infruttuosi.

Gli Ottomani ebbero il controllo di gran parte delle zone costiere eritree per quasi 300 anni, lasciando i loro possedimenti (una provincia denominata Habesh) ai loro sudditi egiziani nel 1865 prima che essi fossero presi dagli italiani nel 1885. L'interno del paese è tradizionalmente influenzato dalla cultura e dall'economia dell'Etiopia, soprattutto per quanto riguarda il Cabessà (perlopiù cristiano copto) e gli altopiani di Hamasien, Acchelè-Guzai e Seraé.

Successivamente, mentre gli egiziani si ritirarono dal Sudan durante la ribellione del Mahdi, i britannici conclusero un accordo per cui gli egiziani poterono ritirarsi attraverso l'Etiopia e nello scambio permisero che l'imperatore dell'Etiopia occupasse quei distretti della pianura che aveva disputato ai turchi e agli egiziani.

Periodo coloniale italiano

L'inizio dell'occupazione si ebbe nel novembre 1869 con il padre lazzarista Giuseppe Sapeto che, per conto della società di navigazione Rubattino di Genova, avviò le trattative per la cessione della Baia di Assab al Governo italiano. È il primo atto della presenza ufficiale italiana nel continente africano. Nello stesso anno fu siglato con il Sultano locale l'accordo per l'acquisizione da parte dell'armatore Raffaele Rubattino della baia, allo scopo di farne un porto di servizio alle sue navi. Il governo egiziano contestò tale acquisizione e rivendicò il possesso della baia: da ciò seguì una lunga controversia che si concluse solo nel 1882.

Il 10 marzo 1882 il governo italiano acquistò il possedimento di Assab, che il 5 luglio dello stesso anno diventò ufficialmente italiano. Negli anni dal 1885 al 1890 fu acquisita l'importante città portuale di Massaua (che divenne capitale provvisoria del possedimento d'oltremare) e il controllo italiano si estese nell'entroterra. Nel 1890 l'Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana.

Nel 1893 il Negus etiopico Menelik II denunciò il trattato di Uccialli. L'Italia continuò la sua espansione verso l'entroterra (Axum, Macallè, Adua) e nel settembre 1895 si svolse la battaglia dell'Amba Alagi tra le truppe italiane e quelle etiopi, comandate dai Ras: Mekonnen, Alula e Mangascia. Il 1º marzo 1896 gli italiani furono sconfitti ad Adua.

Col trattato di pace di Addis Abeba, che annullava il trattato di Uccialli, l'Italia riconobbe l'indipendenza dell'impero d'Abissinia e quest'ultimo riconobbe la colonia italiana d'Eritrea. Durante il dominio italiano, specie negli anni trenta, l'Eritrea fu la colonia maggiormente ammodernata: furono costruiti migliaia di km di strade, ponti, la ferrovia Massaua-Asmara (iniziata già alla fine dell'Ottocento), le città furono sistemate anche con la creazione di numerosi quartieri italiani (ancora visibili).

Bisogna sottolineare che l'Eritrea, rispetto all'Etiopia e alla Somalia italiana, fu la colonia con la più forte presenza di italiani. Infatti nel censimento del 1939 solo ad Asmara furono censiti Italiani su una popolazione totale di abitanti.

Il 5 dicembre 1934 avvenne l'incidente di Ual Ual, al confine tra Somalia italiana ed Etiopia, che fornì il pretesto al regime fascista per aggredire l'Abissinia, partendo il 3 ottobre 1935 dalle basi dell'Eritrea. L'Abissinia venne conquistata il 5 maggio 1936 e il 9 maggio tutte le colonie italiane del Corno d'Africa furono unificate da Mussolini nell'Africa Orientale Italiana (AOI).

L'Eritrea italiana entrò a far parte dell'AOI sotto un Governatore con sede ad Asmara e un territorio ampliato anche come compenso per l'aiuto nella conquista dell'Etiopia, dato al Regno d'Italia da parte di oltre Àscari eritrei.

Occupazione britannica

Nella primavera del 1941, ancor prima della resa agli inglesi di Amedeo di Savoia, l'Eritrea venne occupata da un esercito britannico a seguito della battaglia di Cheren. Con la perdita di Gondar (27 novembre 1941), ultimo ridotto italiano in Africa orientale, si dissolsero le ultime speranze di riconquista della colonia.

Contemporaneamente prese corpo la guerriglia in Africa Orientale, resistenza che fu attuata contro le truppe britanniche da circa 7000 militari italiani ed ascari che rifiutarono la resa dopo la caduta di Gondar nel novembre 1941. Durò fino all'inizio dell'autunno del 1943, con la resa dell'Italia agli alleati.

Dopo il 1941, per i quasi Italiani della comunità italiana dell'Eritrea iniziò un periodo difficile che portò alla loro quasi totale scomparsa in pochi decenni.

L'Eritrea rimase sotto occupazione militare alleata fino al 1949.

Con la sottoscrizione del Trattato di Parigi, nel 1947, l'Italia dovette rinunciare alle colonie africane. Si pose perciò il tema del futuro dell'Eritrea, rispetto al quale si manifestarono posizioni diverse sia fra gli eritrei sia fra le grandi potenze del tempo:

  • la Gran Bretagna ipotizzava lo smembramento del paese in favore di Etiopia e Sudan;
  • l'Etiopia ambiva ad annettersi la ricca ex-colonia italiana, trovando un certo riscontro in alcuni ambienti della popolazione tigrina di religione cristiana;
  • la popolazione di religione musulmana, sostenuta anche da diversi cristiani e dagli italo-eritrei, era decisamente orientata verso l'indipendenza (eventualmente dopo una fase transitoria di Amministrazione fiduciaria affidata all'Italia o alla Gran Bretagna).

Il 6 maggio 1949 il Ministro degli Esteri italiano Carlo Sfo…

Testo tratto da Wikipedia - Eritrea sotto la licenza CC-BY-SA-3.0 il 1 Agosto 2021

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