CubaCuba

Cuba è uno Stato insulare nell'America Centrale, posto tra il mar dei Caraibi, il golfo del Messico e l'oceano Atlantico. Verso nord si trovano gli Stati Uniti e Bahamas, a ovest il Messico, a sud le isole Cayman e la Giamaica, e a sud-est Haiti.

Etimologia del nome Cuba

Non si ha la certezza sull'origine del nome "Cuba". Tra le ipotesi più accreditate il nome deriva dalle parole Taino Cubanacán (che significa "terra centrale"), o Cubao ("terreno fertile"), o ancora dalla contrazione di due parole: Coa ("terra") e Bana ("grande") con il significato quindi di Grande terra. Un'ultima ipotesi attribuirebbe la scelta del nome ai marinai di Cristoforo Colombo, che credevano di essere giunti in Asia, precisamente nel leggendario Cipango, la favolosa terra dell'oro che fu poi storpiato in "Cuba".

Storia

Il periodo precolombiano e la dominazione spagnola

Cuba venne abitata da differenti popolazioni amerindie, tra cui i Taino, i Siboney e i Guanajatabey.

Dopo lo sbarco del 12 ottobre 1492 sull'isola chiamata "Guanahani" dagli indigeni e ribattezzata poi in San Salvador, Cristoforo Colombo raggiunse con le sue tre caravelle, la Pinta, la Niña e la Santa María, la costa nord-orientale di Cuba, approdandovi il 28 ottobre. Colombo rivendicò l'intera isola cubana per il Regno di Spagna e la chiamò Isla Juana ("Isola Giovanna") in onore dell'allora erede al trono di Spagna Giovanni, Principe delle Asturie.

Nel 1511 venne fondato da Diego Velázquez de Cuéllar il primo insediamento spagnolo, a Baracoa. Altre città seguirono, tra cui L'Avana, che di lì a poco divenne la capitale. I Taino furono costretti a lavorare come schiavi dentro il sistema della encomienda, simile al feudo nell'Europa medioevale. Le malattie europee a loro sconosciute, aggravate dalle condizioni difficilissime di lavoro imposte dal regime coloniale, causarono il decimarsi della popolazione indigena nel giro di un secolo.

Nel 1555, L'Avana venne occupata dalla Francia, per poi ritornare alla Spagna dopo un breve periodo, infatti Cuba era un territorio molto ambito dalle potenze europee. Fu fin da subito la colonia più sviluppata e ricca dell'intero Impero Spagnolo.

Persino l'Inghilterra, durante la guerra dei sette anni, fece un tentativo per conquistare l'isola. Nel 1762 partì da Portsmouth una spedizione di cinque navi da guerra e 4 000 uomini mirata a occupare Cuba. Il contingente arrivò in giugno e pose L'Avana sotto assedio. Quando, dopo due mesi, la città si arrese, l'ammiraglio britannico George Keppel vi entrò come nuovo governatore e prese il controllo della parte occidentale dell'isola. I britannici aprirono immediatamente il commercio con le loro colonie in Nord America e nei Caraibi e venne intensificata la produzione di zucchero. Tuttavia anche l'occupazione britannica ebbe vita breve, sicché dopo poco più di un anno venne siglato il Trattato di Parigi che consegnava all'Inghilterra la Florida e restituiva Cuba alla Spagna. L'opinione pubblica in Gran Bretagna si sentì penalizzata, credendo che la paludosa e disabitata Florida fosse un misero ripiego in confronto alle ricchezze di Cuba.

Nel 1820, quando gran parte delle colonie in America Latina si ribellarono dando vita a stati indipendenti, Cuba rimase fedele, ma incominciava, inevitabilmente, ad aleggiare l'idea di staccarsi dal Governo centrale.

Indipendenza dalla Spagna

Nel corso del XIX secolo, a poco a poco, cominciò a crearsi nella borghesia cubana l'insofferenza verso il governo spagnolo e il desiderio di una maggiore autonomia. Si ebbero così alla fine del secolo le cosiddette due guerre d'indipendenza: la guerra dei dieci anni (1868-1878) e la piccola guerra (1879-1880), che furono insurrezioni popolari armate represse nel sangue. Le insurrezioni erano guidate dall'intellettuale José Martí, conosciuto a Cuba come il "Padre della patria".

Martí, in una lettera al suo amico Gonzalo de Quesada scritta il 14 dicembre 1889, mise in guardia sulla possibilità di un intervento statunitense: "Sulla nostra terra, Gonzalo, grava un altro piano più tenebroso […]: il diabolico piano di forzare l'isola, di farla piombare nella guerra per avere il pretesto per intervenirvi e con il credito di mediatore e garante, tenersela per sé".

Intervento che di fatto avvenne, nel terzo e decisivo conflitto, la cosiddetta Guerra Necessaria (1895-1898), dove il già debole e impreparato Esercito spagnolo non poté nulla contro i ribelli fiancheggiati dalla Marina americana, che entrò nella guerra nel 1898 usando come pretesto l'affondamento del Maine, accusando la Spagna, rivelatosi a posteriori una falsità. Ebbe così inizio, parallelamente alla guerra d'indipendenza, la guerra ispano-americana.

Affondamento del Maine

Il 15 febbraio 1898 si teneva all'Avana una grande festa con invitati tutti gli ufficiali della marina americana; a sorvegliare il Maine rimasero solo i soldati semplici e l'equipaggio. All'improvviso una misteriosa esplosione causò la morte di tutte e 255 le persone presenti sulla corazzata in quel momento, che affondò. L'opinione pubblica americana, fomentata dalla stampa al grido di "Remember the Maine! To Hell with Spain!" (it: "Ricordate il Maine! All'inferno con la Spagna!") pretese l'intervento a favore dei ribelli nella terza guerra, che era già in atto da due anni, per vendicare il supposto "affronto".

Gli spagnoli cercarono di cooperare al fine che venissero raccolti gli elementi che provassero la loro estraneità. Una prima commissione di inchiesta statunitense, attivata nel 1898 e presieduta dal capitano William T. Sampson, concluse anche avvalendosi del parere di esperti della marina e di immersioni di sommozzatori sul relitto, che la detonazione della santabarbara dei proiettili da sei pollici a prua venne causata da una mina esterna, all'altezza della centina 18 (vicina alla prua).

Tra le ipotesi fatte per spiegare l'esplosione ci fu anche un'attribuzione agli americani stessi del sabotaggio, perché fornisse un casus belli all'intervento statunitense a Cuba.

Espansione americana

Gli americani vinsero in tempi molto brevi e con perdite relativamente basse, tanto che la guerra venne definita Splendid little war (it: "Breve splendida guerra"). Il 12 agosto 1898 venne firmato l'armistizio con il quale gli Stati Uniti ottennero dalla Spagna:

  • il riconoscimento dell'indipendenza di Cuba che divenne poi protettorato americano;
  • la cessione agli USA di Porto Rico e dell'isola di Guam;
  • l'accettazione dell'occupazione di Manila nelle Filippine, che verranno direttamente acquistate in un secondo momento.

Questi risultati vennero quindi ratificati il 10 dicembre successivo dal Trattato di Parigi. Nello stesso anno gli Stati Uniti avevano acquistato le Isole Hawaii. Infine Panama divenne "indipendente" nel 1903, anch'esso con il sostegno militare degli Stati Uniti, divenendo un altro protettorato americano.

Protettorato americano (1898-1902)

Dopo la guerra ispano-americana, Spagna e Stati Uniti firmarono il Trattato di Parigi, con il quale la Spagna cedette Porto Rico, Guam e Filippine agli Stati Uniti per la somma di 20 milioni di dollari. Cuba, nel frattempo divenuta "Protettorato americano di Cuba" ottenne l'indipendenza formale dagli Stati Uniti il 20 maggio 1902. Gli Stati Uniti mantennero però il diritto di intervenire negli affari interni e sorvegliare le sue finanze e le relazioni con l'estero. Con l'emendamento Platt, gli Stati Uniti acquistarono la base navale della baia di Guantánamo da Cuba, tutt'oggi americana.

Formale indipendenza (1902-1933)

Il 20 maggio 1902 nacque così la Repubblica di Cuba, con Tomás Estrada Palma come primo Presidente.
Palma si ricandiderà nel 1906, elezioni che furono aspramente contestate, a tal punto che si trovò a fronteggiare una rivolta armata di veterani della Guerra di indipendenza che sconfissero le scarse forze del governo. Gli Stati Uniti intervennero rioccupando militarmente Cuba e nominarono Charles Edward Magoon come governatore per tre anni. Gli storici cubani hanno attribuito al governatorato di Magoon l'introduzione della corruzione politica e sociale. Nel 1908 l'autogoverno fu ristabilito quando José Miguel Gómez venne eletto presidente, ma gli Stati Uniti continuarono a interferire negli affari cubani, mantenendo nei fatti il protettorato.

Nel 1924, Gerardo Machado fu eletto presidente. Durante la sua amministrazione, vi fu un aumento del turismo contrassegnato dalla costruzione di ristoranti e alberghi di proprietà statunitense per accogliere l'afflusso di turisti. Il crollo di Wall Street del 1929 fece precipitare il prezzo dello zucchero, causando disordini politici e conseguenti repressioni. Un movimento di protesta studentesco, conosciuto come la "Generazione del 1930", si oppose anche in maniera forte al Machado sempre più impopolare. Uno sciopero generale, e varie rivolte anche armate costrinsero Machado all'esilio nell'agosto 1933. Egli venne poi sostituito da Carlos Manuel de Céspedes y Quesada.

Nel settembre 1933 una rivolta di militari, capeggiati dal sergente Fulgencio Batista, rovesciò de Céspedes. Un comitato esecutivo di cinque membri (la cosiddetta "Pentarchia" del '33) fu scelto come guida del governo provvisorio. Ramón Grau San Martín fu poi nominato presidente temporaneo.

Dittatura militare (1933-1959)

Grau si dimise nel 1934, lasciando la strada libera per Batista, che dominò la politica cubana per i successivi 25 anni, attraverso anche una serie di presidenti fantoccio. Dopo essersi candidato con esito negativo per la presidenza nel 1952, Batista mise in atto un Colpo di stato e proclamò illegale il Partito Comunista di Cuba. Aumentò il salario delle forze armate e della polizia (da 67 pesos a 100 pesos e da 91 pesos a 150 pesos, rispettivamente), si concesse un salario annuale superiore a quello del presidente USA (passò da 26400 $ a 144 000 $ contro i 100 000 $ di Truman), sospese il Congresso e consegnò il potere legislativo al Consiglio dei Ministri, abolì il diritto di sciopero, ripristinò la pena di morte (vietata dalla Costituzione del…

Testo tratto da Wikipedia - Cuba sotto la licenza CC-BY-SA-3.0 il 1 Agosto 2021

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