Campofranco

Campofranco (Campufrancu in siciliano) è un comune italiano di abitanti del libero consorzio comunale di Caltanissetta in Sicilia.

Geografia fisica

Campofranco sorge in una zona collinare a 350 metri sul livello del mare. È il comune più occidentale della provincia, a est del fiume Platani. Confina con i comuni di Aragona, Casteltermini, Grotte, Milena, Sutera. Dista 34 km da Agrigento, 55 km da Caltanissetta e 96 km da Enna.

Storia

La storia di Campofranco comincia nel 1549, quando la famiglia Del Campo perde la baronia di Mussomeli per una serie di disavventure legate al nome di Cesare Lanza. Al barone Del Campo rimase il possesso solo di quattro feudi, Lo Zubbio, Castelmauro, San Biagio e Fontana di Rose. Il 10 febbraio 1573 Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V, sotto la cui dominazione ricadeva la Sicilia, invia lettere regali con la licenza di edificare un casale e chiamarlo Campofranco. Il nome non è casuale poiché "Campo" deriva dal nome del giovane cavaliere Giovanni del Campo, mentre "franco" deriva dalle franchigie, esenzioni di imposte e terreni gratuiti che vennero concessi per 10 anni ai contadini ed artigiani che si recarono sul poggiolo del feudo Funtana di li Rosi (cfr. Testa G.)

I primi abitanti di Campofranco furono vassalli suteresi.

La vita del paese cominciò a svolgersi, dunque, simile a quella di altri comuni. Il Governatore don Giovanni Lo burgio, per rendere più accogliente il nuovo borgo, spianò il terreno davanti al castello, destinandolo a piazza grande, mentre di fronte, in leggero pendio, sorgeva la chiesa Madre, dedicata a San Giovanni Evangelista. Cominciarono a costruirsi le prime case. Ai lati della piazza grande, sorsero il forno, il macello, qualche bottega e il fondaco, che erano costruzioni di proprietà del Barone. La bellezza del luogo contribuì al progressivo espandersi della popolazione: nel 1583 il primo censimento della popolazione registrava 117 famiglie, e 462 anime; dieci anni dopo (1595) le famiglie erano salite a 910.

Nel 1622, D. Eleonora del Campo, figlia del terzo Barone di Campofranco Ercole Campo (il quale nel momento della momento della sua morte prega il suo successore di seppellirlo senza abito, con un canale di terracotta per cuscino, con la tunica di frate cappuccino, in uno spazio segreto dell'altare della Chiesa di San Francesco di Assisi) sposò giovanissima don Fabrizio Lucchesi Palli, della famiglia di Sciacca e Naro, che nel 1625 ottenne da Filippo IV il titolo di principe di Campofranco. La numerosa discendenza dei principi Lucchesi, tuttavia, non portò miglioramenti determinanti alla crescita del paese anzi il feudalismo con le sue angherie e soprusi, produsse qualche caso di rivolta.

Il Palazzo Baronale, che sorge al centro del paese, fu adibito in tempi relativamente recenti a Casa del Fanciullo, mentre oggi, ospita al piano terra il museo di storia locale. I principi Lucchesi Palli di Campofranco, infatti, risiedevano stabilmente a Palermo nel Palazzo Campofranco in piazza Croce dei Vespri. Ciononostante non si possono escludere commissioni dei principi nel loro feudo, come forse il rifacimento della chiesetta con convento intitolata a San Francesco, oggi San Calogero nel XIX secolo, da parte di Ettore Lucchesi Palli (1806-1864), figlio di Antonio, committente del palazzo palermitano. L'edificio fu realizzato nel 1859 dall'architetto Giovan Battista Palazzotto, figlio dell'Emmanuele, autore del palazzo palermitano.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

  • Chiesa madre
  • Chiesa di S. Francesco, detta di San Calogero
  • Chiesa dell'Itria
  • Chiesa di S. Rita

Riserve Naturali

Riserva naturale di Monte Conca

Nel territorio della riserva naturale di Monte Conca, oltre a numerose emergenze archeologiche, sono protette due importanti grotte, entrambe attraversate da un torrente sotterraneo: la risorgenza e l'inghiottitoio.

La riserva naturale integrale di Monte Conca è stata istituita nel 1995 dalla Regione Siciliana al fine di salvaguardare un territorio, ampio 245 ettari, in cui ricadono sia due importanti grotte, scavate nei millenni dall'azione solubilizzatrice dell'acqua nella roccia gessosa, sia fenomeni carsici superficiali di notevole interesse scientifico, inseriti in un paesaggio di eccezionale bellezza e valenza naturalistica.

La riserva interessa il territorio dei comune di Campofranco, ed è stata affidata in gestione ad una associazione ambientalista, il Club Alpino Italiano, che ne cura la sorveglianza, la fruizione, la valorizzazione e la conservazione dell'ambiente naturale. L'intera area della Riserva è attraversata dal fiume Gallo d'Oro, che dopo circa tre chilometri a valle della Riserva, confluisce nel fiume Platani. La presenza di ambienti sotterranei, di aree umide caratterizzate da acque dolci, salmastre e sulfuree, di pareti rocciose, contribuisce a valorizzare l'area sotto l'aspetto vegetazionale e faunistico.

Il territorio in cui ricade la riserva naturale di Monte Conca è caratterizzato, dal punto di vista geologico, dall'affioramento di un particolare tipo di rocce denominate "evaporiti". Queste rocce hanno avuto origine in un lasso di tempo intorno a 6 milioni di anni fa circa, quando, secondo le teorie più accreditate, il Mare Mediterraneo si prosciugò quasi completamente per interruzione dei collegamenti con l'Oceano Atlantico. In tale contesto ambientale, a causa della forte evaporazione.delle acque marine, sul fondo dei bacini in via di prosciugamento si depositarono considerevoli spessori di rocce evaporitiche, tra le quali le più comuni sono rappresentate da un particolare tipo di calcare, dal saigemma, dal gesso, dai sali potassici.

Tutti gli affioramenti rocciosi che ricadono all'interno della Riserva sono costituiti da gesso. Nel gesso, a seguito della sua particolare solubilità in acqua, si verificano frequentemente rilevanti fenomeni carsici. li carsismo caratterizza l'assetto morfologico dei territorio, sia in superficie sia nel sottosuolo. Trattandosi di un fenomeno legato allo scorrimento delle acque, in superficie è facile osservare: a piccola scala, solchi scavati nel gesso denominati scannellature, a scala maggiore predominano le depressioni della superficie topografica quali le doline, conche sub circolari chiuse, e le valli cieche. Queste ultime mortologie, grazie alla presenza di substrati argillosi impermeabili, convogliano le acque piovane verso punti preferenziali di assorbimento, comunemente denominati Inghiottitoi alcuni di essi si prestano ad essere percorsi dagli speleologi.

Attraverso gli inghiottitoi le acque meteoriche abbandonano la superficie e, sciogliendo il gesso creano nel sottosuolo un reticolo di cunicoli gallerie, pozzi e saloni. Dopo percorsi anche molto lunghi all'interno delle montagne, le acque riemergono in superficie percorrendo grotte denominate risorgenze.

L'area della riserva è caratterizzata da numerose grotte formatesi anche a seguito della circolazione delle acque all'interno delle montagne. Due di queste grotte, scavate dall'acqua nelle viscere dei Monte Conca e denominate Inghiottitoio l'una e Risorgenza di Monte Conca l'altra, sono ancora oggi attraversate da un torrente sotterraneo, e rivestono un eccezionale interesse scientifico tale da costituire la zona di massima tutela del l'intera Riserva. L'inghiottitoio convoglia nel sottosuolo le acque meteoriche e sorgentizie raccolte in una vasta area, ampia circa 2,5 km², in cui affiorano in larga parte rocce impermeabili. Il suo ingresso si apre alla base dei versante meridionale dei Monte Conca. Le pareti dell'inghioftitoio si presentano levigate, con ondulazioni e mensole, testimonianza della presenza di livelli di roccia meno solubile e di variazioni, nel tempo, dei regime dei flusso idrico.

A circa 100 metri dall'ingresso, il pavimento della galleria sprofonda formando il primo pozzo verticale della grotta, profondo 9 metri cui seguono, intervallati da brevi tratti di gallerie, altri tre pozzi, profondi rispettivamente 12, 31 e 26 metri. Al fondo dei pozzi si rinvengono marmitte scavate dal violento impatto dell'acqua, che formano piccoli laghetti. Alla base dell'ultimo pozzo si diparte un'ampia galleria meandriforme, lunga circa 400 metri. Nella parte terminaie, a causa dei progressivo abbassamento della volta, l'acqua percorre un condotto non praticabile da parte degli speleologi, chiamato sifone, quindi, dopo un ignoto percorso, riappare all'interno della grotta denominata Risorgenza di Monte Conca. Lo sviluppo pianimetrico dell'inghiottitoio di Monte Conca è di 520 metri, con una profondità di 108 metri.

Le acque che accedono all'interno della montagna mediante l'Inghiottitoio sgorgano nuovamente in superficie dalla Risorgenza, il cui ingresso è ubicato lungo le sponde dei Gallo d'Oro, alla base dei versante settentrionale dei Monte Conca.

La grotta, ad esclusione della parte iniziale, si sviluppa su due livelli: quello superiore non più percorso dalle acque e quello inferiore totalmente invaso dalle acque. Dopo 252 metri di percorso si incontrano nuova mente le acque provenienti dall'inghiottitoio. Come già detto numerose sono le grotte presenti nell'intera area della Riserva, testimonianza della presenza di antichi corsi d'acqua, oggi scomparsi e di antichi movimenti delle montagne, scrigno di concrezioni e di testimonianze archeologiche legate al carattere antropico di alcune di queste grotte. La notevole varietà di ambienti che si riscontra all'interno della Riserva, favorisce la presenza di differenti tipologie fioristiche. Particolare interesse rivestono le aree umide e tra queste in particolare quella alimentata dalle acque della sorgente Fontana di Rose, nel cui impluvio è possibile rinvenire qualche esemplare di pioppo nero e di salice, essenze tipiche dei boschi ripariali dell'area mediterranea.

Nelle depressioni con ristagno di acqua, si incontra la cannuccia di palude. Mentre nei valloni, specie in quelli in cui è presente una certa umidità, cresce la canna dei Reno, che svolge la funzione di ralle…

Testo tratto da Wikipedia - Campofranco sotto la licenza CC-BY-SA-3.0 il 31 Luglio 2021

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