America settentrionale
L'America del Nord (anche Nord America, Nord-America, Nordamerica o America settentrionale) è la parte del continente americano posta a nord dell'Istmo di Panama: nella letteratura geografica italiana, dell'Europa occidentale (escluse le Isole Britanniche) e dell'America Latina Tra i numerosi testi italiani se ne citano alcuni, delle principali case editrici di testi di geografia: La questione dei vari modi di considerare l'America meridionale nella cultura europea, inglese e dell'America Latina è chiarita dai seguenti testi in lingua inglese: voce Continente dell'Enciclopedia Britannica, Chicago, 2006; Dizionario Inglese di Oxford 2001, Oxford University Press, New York, 2001.
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Contenuta completamente nell'emisfero boreale, è delimitata a nord dal mar Glaciale Artico, a est dall'oceano Atlantico, a sud-est dall'America meridionale e dal mar dei Caraibi, a sud e a ovest dall'oceano Pacifico. Copre una superficie di circa che corrisponde al 4,8% circa della superficie terrestre e al 16,5% circa delle terre emerse. Considerata come continente, per superficie è il terzo del mondo (dopo Asia e Africa) e il quarto per popolazione, dopo le due citate e l'Europa.
Etimologia
Comunemente accettato che Nordamerica e Sudamerica siano stati così nominati in onore dell'esploratore fiorentino Amerigo Vespucci dal cartografo tedesco Martin Waldseemüller, Vespucci fu il primo europeo a suggerire che le Americhe non fossero le Indie Orientali, ma un diverso territorio, precedentemente non ancora scoperto e fu inoltre il primo a scoprire il Sudamerica, collegando le sue scoperte con quelle di Cristoforo Colombo. L'etimologia fu ulteriormente complicata dalla necessità dei cartografi di arrivare ad un nome che parallelamente a quello degli altri continenti fosse di genere femminile (Europa, Asia, Africa); la convenzione era quella di usare il cognome per la denominazione delle scoperte, tranne nel caso dei diritti d'autore o quando una derivazione (come nel caso di Amerigo “Vespuccio") potesse presentarsi problematica.
Storia
L'America precolombiana e le esplorazioni europee
Prima dell'arrivo degli europei, l'America settentrionale era popolata da innumerevoli tribù indigene non molto evolute che si distinguevano in grossi gruppi, tutti presumibilmente discendenti da genti asiatiche che attraversarono lo Stretto di Bering 40.000 anni fa: gli indiani delle zone più vicine al Messico erano più evoluti, e arrivarono a edificare vere e proprie città con il fango, in zone desertiche. Fu qui probabilmente che nacquero gli Aztechi prima di migrare verso sud. Le altre popolazioni erano invece più primitive, e spesso non conoscevano né l'agricoltura né la pastorizia, ma erano cacciatori e raccoglitori, come gli indiani delle Grandi Pianure, la cui sopravvivenza fu sempre legata intimamente con le mandrie dei bisonti.
I primi a giungere nell'America del nord dall'Europa furono certamente i Vichinghi, che intorno all'anno 1000 sbarcarono nei pressi del Labrador (Canada). Tuttavia, per ragioni sconosciute, non vi si stabilirono a lungo e presto abbandonarono l'unico insediamento perdendo il ricordo della colonia. L'America settentrionale fu così riscoperta da Giovanni Caboto al servizio della Gran Bretagna, che il 24 giugno 1497 raggiunse l'isola di Terranova e credette di trovarsi in Asia. È considerato il primo europeo ad essere sbarcato nell'America continentale (Colombo fino a quel momento aveva esplorato solo le isole dei Caraibi), sempreché non sia stato preceduto da Amerigo Vespucci in Sudamerica. L'interesse dell'Inghilterra fu però di breve durata anche perché nel corso del suo secondo viaggio (1498) Caboto scomparve. Pertanto la classificazione dell'America del nord come continente, e non come uno sparuto gruppo di isole o come parte dell'Asia, fu ritardata di quasi un trentennio.
Nel 1513 intanto lo spagnolo Juan Ponce de León sbarcò in Florida, divenendo il primo europeo a toccare ciò che sarebbe diventato gli Stati Uniti d'America (a meno che non l'avesse preceduto Caboto, che forse raggiunse il Maine prima di scomparire); di conseguenza si compirono in seguito parecchi viaggi, sia per colonizzare la Florida, sia per raggiungere il ricco Messico dal momento che gli Spagnoli avevano ricevuto informazioni sull'esistenza degli Aztechi, sia per appurare se il Golfo del Messico fosse una baia o uno stretto per l'Oriente. Nel 1519 Alonso Álvarez de Pineda scoprì che era un grosso golfo e vide per primo il fiume Mississippi. In seguito alla conquista dell'impero azteco (1521) partirono molte spedizioni nei due decenni seguenti per raggiungere il nord e colonizzarlo. Molti erano spinti dalla leggenda delle Sette città di Cibola, mitici ricchi regni indigeni oltre l'impero azteco. Fu così che nel 1539 Francisco de Ulloa giunse fino in California scoprendo il golfo di California e il fiume Colorado. Nel 1540-1541 Francisco Vázquez de Coronado sfatò il mito delle sette città raggiungendo il Kansas e trovando solo villaggi di fango. Con la spedizione di Coronado l'interesse spagnolo per l'America settentrionale decadde del tutto: gli stessi territori appena esplorati furono in parte dimenticati e la California venne colonizzata solo alla fine del Settecento.
Tuttavia altri navigatori nel frattempo avevano definitivamente classificato l'America settentrionale come continente: Giovanni da Verrazzano al servizio della Francia e Lucas Vázquez de Ayllón ed Esteban Gómez per la Spagna avevano risalito la costa dalla Florida fino al Canada tra il 1524 e il 1527; in particolare Verrazzano fu il primo a vedere la baia di New York. Questi esploratori trovarono terre selvagge abitate da popolazioni barbare povere e decretarono così l'inutilità di quei territori immensi. Malgrado ciò nel 1534 Jacques Cartier diresse una seconda spedizione francese che esplorò il Canada e risalì il fiume San Lorenzo, ma che non fu di stimolo ai francesi per altri viaggi: essi sarebbero tornati in loco solo agli inizi del Seicento.
L'America settentrionale, abbandonata da francesi e spagnoli, tornò d'interesse per i britannici, che essendo meno impegnati dei francesi nei problemi dell'Europa intendevano farsi strada tra le potenze iberiche per il commercio con le Indie. Iniziarono pertanto quell'infinita serie di viaggi nell'America del nord per scoprire il favoleggiato Passaggio a nord-ovest che conducesse al Pacifico e quindi all'Asia. Dalla seconda metà del Cinquecento diversi navigatori tentarono la sorte nelle fredde acque del nord, ricavando solo magri risultati come la scoperta di una baia o di uno stretto, che poi composero il "puzzle" del Passaggio a nord-ovest; in particolare Martin Frobisher (1576), John Davis (1590), Henry Hudson (1610-1611), da cui prende il nome il fiume di New York e l'omonima baia, e William Baffin (1612). Per quanto queste spedizioni non raggiunsero l'Asia, consolidarono nel Nordamerica la presenza britannica, che farà la storia e la cultura del continente fino ai giorni nostri.
L'era coloniale
Oltre alla ricerca del Passaggio a Nord Ovest, gli Inglesi si interessarono fin dall'inizio alla colonizzazione di questi territori, per insidiare il dominio iberico nell'America centro-meridionale. Già Walter Raleigh nel 1584 tentò, senza successo, di fondare una colonia stabile sull'isola di Roanoke; la più antica città dell'America Settentrionale e dunque la prima colonia europea fu comunque Saint John's sull'isola di Terranova. L'interesse britannico risvegliò quello francese e accese per la prima volta quello olandese: all'inizio del Seicento ben tre potenze erano "in corsa" per la conquista di questi territori. Samuel de Champlain fece ritorno nel 1604 nelle zone esplorate da Cartier e fondò le prime due colonie stabili francesi: Montréal e Québec. Gli Inglesi si insediarono in modo definitivo negli attuali Stati Uniti e nella tanto bramata Virginia con la fondazione della colonia di Jamestown nel 1607. Per finire gli olandesi fondarono Nuova Amsterdam (odierna New York) alle foci dell'Hudson (1624). Compagnie commerciali appositamente fondate si impegnarono assieme alle rispettive corone a colonizzare i nuovi territori in cambio del monopolio sugli scambi commerciali.
Le colonie europee, soprattutto quelle inglesi, si caratterizzarono in modo assai bizzarro: in Nord America si insediarono in numero sempre crescente comunità religiose perseguitate in Europa (celebri i “Padri Pellegrini”, puritani inglesi giunti nel 1620 in Massachusetts sulla Mayflower). La carta concessa dal re d'Inghilterra garantiva la possibilità di governarsi secondo principi propri, fermi restando gli obblighi di carattere economico-commerciale (escl…
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